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al testo di Gabriella Vai
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I. Spietata aurora ha trucidato i sogni Negli occhi disperati della notte E versa tra le nebbie arroventate Uno stridente strazio interminato
Dolente musa inaugura un calvario Che dagli ardenti abissi invoca e grida Ma cieca si contorce la speranza Tra le feroci fiamme del mistero.
I. Del più potente dramma, un segno svela Tutta l'inesorabile sequenza E carica di penitenze e croci Le forme sfigurate del tramonto
Legato dalle stesse sue promesse Si piega un corpo ad un'intenzione E, mentre assolve e libera, nel tempio Si fonde l'infinito con la luce
III. Trasmutazione eterea e concreta Apre il cammino verso altri livelli Purifica delle memorie il senso Rigenera del cuore la bellezza
E l'anima dal secolare viaggio Tornata, alla sorgente si riposa L'Eterno si riflette nella gioia Risplendono i sorrisi, come stelle.
Nasce come Eva da una costola di Adamo e si sviluppa in una direzione tutta sua. Le quartine di endecasillabi piani (giambici e dattilici) di cui il primo generalmente a maiore e i successivi a minore, sono presentate in "stanze" che richiamano la passione-morte-resurrezione di Gesù ma anche le immagini di inferno-purgatorio-paradiso - un innocente tributo alla "divina" opera di Dante, come evidenziano la scelta metrica di endecasillabi e l'ultima parola.
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